Spostare una porta interna può essere un’opzione anche quando non si abbia in programma una ristrutturazione, parziale o completa, della casa. Le esigenze domestiche – che siano abitative, funzionali, estetiche – infatti cambiano nel tempo e a volte basta poco per riuscire a ottimizzare lo spazio senza dover stravolgere l’intero appartamento. inoltre spesso, solo nel tempo e abitando una casa nuova si comprende veramente ciò di cui si ha bisogno. Spostare una porta per esempio permette magari di posizionare meglio i mobili e soprattutto di metterne uno più grande per sfruttare di più i vani di contenimento.
Quando conviene spostare una porta interna
Se la trasformazione che si ha in mente richiede una minima traslazione del serramento interno, certamente la spesa del lavoro non conviene nell’ottica del risultato finale, molto probabilmente poco percepibile. Ma se il cambiamento apporta decise migliorie, in particolare distributive, allora l’intervento può essere davvero consigliabile: a volte basta infatti spostare una porta interna su una parete diversa, per mettere in collegamento ambienti separati – zona pranzo e cucina, camera e bagno, soggiorno e studio… – e rendere più fluido e funzionale lo schema dei percorsi. In modo semplice e veloce.
Si può sempre spostare la porta, qualsiasi sia il tipo di muro?
Se il muro non è portante, che sia in cartogesso o in mattoni forati, l’intervento è sempre possibile e di non complessa lavorazione, anche se si crea molta polvere e se la casa è già abiatata questo va considerato. Se il muro è portante, conviene consultare un ingegnere strutturista; lo spessore rilevante rende più impegnativa l’opera ma generalmente può essere fattibile, a patto che l’apertura venga ricreata della stessa grandezza o più piccola, in modo da non modificare i carichi.
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Quale pratica edilizia serve per spostare una porta interna
Attualmente, per spostare una porta interna da una parete ad un’altra, la legislazione nazionale richiede una pratica edilizia, diversa a seconda della tipologia del muro su cui si andrà ad aprire il nuovo passaggio. Se si tratta di una parete non portante – generalmente sottile – basta presentare all’ufficio tecnico del proprio comune una cila, certificazione di inizio lavori asseverata da un professionista abilitato (architetto, ingegnere, geometra). È una pratica snella, che prevede sia il tecnico ad assumersi la responsabilità di dichiarare la conformità delle opere alle normative vigenti, di conseguenza rendendo immediato l’inizio lavori.
Se al contrario si tratta di un setto portante – ovvero fondamentale per la statica dell’edificio – il professionista incaricato (che può dare consulenza in caso di dubbi sulla tipologia del muro) deve presentare una scia, segnalazione certificata di inizio attività. Una pratica più articolata, che richiede anche un progetto statico a firma di tecnico abilitato (un ingegnere), che dimostri la sicurezza dell’operazione.
Cosa succede se non si dichiara lo spostamento della porta?
L’apertura di una nuova porta interna non dichiarata, vale a dire realizzata senza una pratica edilizia, comporta una sanzione amministrativa (e la rimozione in caso faccia parte di opere di manutenzione straordinaria più sostanziali, non autorizzate). Occorre pertanto darne comunicazione al Comune, depositando una pratica edilizia in sanatoria, e variare la relativa scheda catastale, che di per sé non è probatoria ma deve indispensabilmente essere conforme in caso di vendita della casa. Per esempio, quando un perito della banca esce per un sopralluogo, prima che venga concesso un mutuo deve riscontrare che lo stato di fatto dell’appartamento corrisponda a quanto indicato nelle planimetrie presentate in Comune.
Come risolvere a pavimento lo spostamento della porta
Aprire una nuova porta in una tramezza, a meno che quest’ultima non sia stata realizzata in appoggio al pavimento finito, comporta ritrovarsi con la striscia della soglia priva di rivestimento. E spesso addirittura non complanare tra una stanza e l’altra. Come risolvere dunque il problema?
Se la pavimentazione è la stessa, tra i due ambienti messi in comunicazione, si può ovviare posando una striscia del medesimo materiale – parquet, piastrelle – pur nuovo (ma simile come essenza o tonalità), in modo da camuffarne la presenza. Se i rivestimenti sono diversi si può optare sia per l’assonanza sia per il contrasto, scegliendo di posare nel primo caso uno dei due materiali e nel secondo addirittura un terzo (una striscia di metallo, di pietra, di cemento colorato in pasta…), che sottolinei la variazione.
Come coprire il dislivello del pavimento
La non complanarità tra i due pavimenti si può invece risolvere, quando il dislivello non sia eccessivo, posando la nuova soglia in modo da riuscire a raccordarli, oppure inserendo appositi profili in commercio. Questi ultimi sono disponibili di diversi materiali e finiture, oltre che di dimensioni, in modo da soddisfare ogni esigenza, funzionale e di gusto.
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