La campagna che ritorna, la rivincita della periferia, lo smartworking e la grande crisi economica che incombe su risparmi e progetti di tutti: nel mondo post-pandemico come si prospetta il futuro del real estate? “Abbiamo già registrato dei segnali, alcuni dei quali piuttosto aneddotici, sull’impatto che il virus avrà sull’economia immobiliare in quanto alcune parti del mondo sono più avanti nell’affrontare il dissesto di altre”, ha dichiarato Alice Breheny, Global head of research di Nuveen Re. “La crisi che stiamo vivendo attualmente è molto diversa da quelle precedenti così come la nostra capacità di affrontarla. Consideriamo il down finanziario del 2009: se tutti i dipendenti di un ufficio avessero dovuto lavorare da casa, molte aziende avrebbero chiuso. Fortunatamente oggi non è così e la maggior parte delle persone sembra più flessibile al cambiamento”. Proprio perché la ripartenza è dei resilienti. Anche nel settore immobiliare.

Al di là delle nuove imposizioni circa i parametri di sanificazione degli ambienti, dagli spazi domestici agli uffici, il mercato immobiliare dopo il Coronavirus ha dovuto rivedere le proprie strategie a fronte delle dinamiche che interessano attualmente domanda e offerta. E lo scenario è disparato e complesso: se da un lato il riavvio delle attività turistiche e la riapertura dei luoghi consacrati alla socialità che durante l’emergenza sanitaria si sono fermati fatichi a registrare un segnale di ripresa, le strutture logistiche che servono l’e-commerce dovrebbero continuare a manifestare performance positive. Al contrario, i volumi dei nuovi contratti di affitto nel segmento uffici sono presumibilmente destinati a ridursi. I motivi? Con molta probabilità le restrizioni per gli spostamenti dei dipendenti e il telelavoro. “Nel settore immobiliare gli investitori sembrano agire razionalmente: piuttosto che annullare le operazioni, alcuni le rimandano, in attesa di eventuali revisioni e possibili rinegoziazioni. A differenza della crisi finanziaria di qualche anno fa, quando tutte le iniziative persero d’intenzione. Stiamo inoltre assistendo al rinnovo delle sottoscrizioni ai fondi, con gli investitori che anticipano i soldi, nonostante il futuro si disegni sempre più incerto”, testimonia Stefan Wundrak, Head of research di Nuveen Re per l’area europea. “È probabile che la crisi sia un catalizzatore per il cambiamento. Lo shopping online, ad esempio, ha subito un’accelerazione soprattutto in aree fino ad allora inesplorate, come la distribuzione alimentare e quella dei medicinali. Nel commercio al dettaglio, è probabile che il consolidamento fisico, che era già in corso, avvenga più rapidamente e attorno alle migliori attività e posizioni”. Parecchi produttori e fornitori hanno vissuto il lockdown come un momento di riflessione per comprendere i punti deboli e di forza della propria economia. La non prossimità della catena di approvvigionamento si è dimostrato il tallone d’Achille di innumerevoli sistemi: ecco perché la ricerca di nuovi fonti da cui attingere, secondo gli esperti, potrebbe portare presto al cosiddetto re-shoring, il ritorno in patria delle produzioni delocalizzate fuori dai confini nazionali.

Per quanto riguarda invece il real estate residenziale cresce la preoccupazione per la gestione delle locazioni a breve termine e per le rendite delle residenze per studenti e anziani. Tra i grandi problemi da affrontare, secondo McKinsey & Company, multinazionale di consulenza strategica, ci sarebbero le insolvenze degli inquilini e le criticità circa la liquidità delle imprese. Ma il settore deve saper rispondere con creatività: gli esperti della nota società citano le strategie degli sviluppatori alle prese con la vendita di unità immobiliari terminate: programmi di lease-to-own, ovvero di affitto con riscatto (il conduttore del contratto può esercitare un’opzione di acquisto futuro sull’immobile), partnership finanziarie e qualsiasi altro accordo che possa rivelarsi vantaggioso sul medio-lungo termine. E proprio sulle residenze, secondo i dati emersi dalla survey condotta da RE/MAX Italia, gruppo in franchising leader dell’intermediazione immobiliare, i grandi desiderati si confermano gli appartamenti con spazi esterni (balconi, terrazze, giardini privati e condominiali), case indipendenti o semi-indipendenti, metrature più grandi con una migliore suddivisione degli spazi per gestire da casa il lavoro o sopperire alla mancanza di privacy emersa durante la quarantena. E sebbene aumentino le richieste di soluzioni anche periferiche ma più godibili, per i capoluoghi come Milano e Roma, le città d’arte come Venezia e Firenze e le città universitarie come Bologna e Pavia si prevede una flessione dei prezzi più contenuta e una ripresa più veloce.

A fare la differenza saranno nuovamente l’ingegno, la capacità di reinventarsi e soprattutto la tecnologia. Perché lo sforzo di quell’esperienza digitale vissuta in pieno lockdown non vanificherà nemmeno in un semplice contratto d’affitto.

credits: www.elledecor.com